Se fossi la protagonista di Sliding Doors, cosa faresti?

Ti sei mai trovata a un bivio con la possibilità di dare una svolta alla tua vita?

Credo che se tutti ci mettessimo nei panni della protagonista del film Sliding Doors, ci verrebbe in mente almeno un momento di svolta in cui è accaduto qualcosa che ha cambiato il corso della nostra vita. Può essere un momento legato al lavoro, alla vita di coppia, o alla vita più in generale come uno spostamento, un incontro inatteso, o un’opportunità improvvisa. Qualcosa che non ci saremmo mai aspettati o che pianificavamo da tempo e che non è andata come speravamo.

Qual è la prima cosa che ti viene in mente? Scrivila subito da qualche parte.

A me è successo almeno tre volte.


Il primo momento di svolta

Il primo nel 1998 quando ho scelto d’impulso di iscrivermi all’università dopo aver passato una buona parte dell’estate a bighellonare e la restante a vomitare a causa di una brutta influenza intestinale. Premetto che la mia intenzione era sempre stata quella di prendere il diploma e iniziare a lavorare. Ero molto scettica all’idea di continuare a stare sui libri. La scuola fino a quel momento, sebbene fossi sempre stata un’allieva responsabile che si impegnava, non mi aveva entusiasmato più di tanto.

Non ricordo bene cosa mi ha spinto a cambiare idea. Credo fosse la curiosità di studiare qualcosa che non avevo mai studiato prima e anche il desiderio di uscire dal mio guscio che mi stava un po’ stretto.

Ricordo che una mia amica mi disse “sono andata all’introduzione di un corso sperimentale davvero molto interessante, ci sarà un test d’ingresso. Secondo me ti piacerebbe, perché non provi a farlo anche tu!

In un attimo mi sono catapultata nel mondo universitario a fare quel test, anche se non ero ancora completamente in forma. E così è iniziata la mia avventura accademica. Un periodo in cui la mia mente si è aperta a nuovi stimoli e opportunità e in cui, devo dire, non potevo desiderare di meglio per me stessa.

Chi lo avrebbe mai immaginato che da lì a 5 anni sarei partita per l’Inghilterra, ci sarei rimasta più di 3 anni, avrai lavorato, preso un master in marketing e iniziato a muovere i primi passi nel mondo del coaching.


Cosa ho appreso

Grazie a quella scelta, ho scoperto una nuova me, ho visto cosa potevo fare e, soprattutto, ho imparato a farmi amica la paura. Ho scoperto che andando oltre la paura c’è esattamente ciò di cui ho bisogno per crescere e maturare.

Questo è stato un momento di svolta. La persona che nel 1998 vedeva solo due possibilità, ovvero smettere di studiare per andare a lavorare oppure iscriversi all’università, ha iniziato a vedere molte più strade davanti a sé. La mia visione non era più così limitata e offuscata dalla paura come allora.


Il secondo momento di svolta

Il vero momento di svolta, quello che ha davvero cambiato la mia vita, però, è stato un altro.

Scegliere di andare all’università è stato un salto nel vuoto, ma sapendo che c’era la rete ad aspettarmi. E insieme alla rete, c’era anche l’approvazione sociale e il prestigio che deriva dal completare con successo un percorso accademico e portare avanti una carriera nel campo per cui avevo studiato.

Ciò che è accaduto nel 2014, invece, mi ha trasformata definitivamente da brutto anatroccolo a cigno.È stata una trasformazione – di cui parlo spesso – che accade quando ti rendi conto di essere molto di più di quello che pensi. Ti rendi conto di poter dare molto di più, di meritare molto di più e di poter fare molto di più. Ma questa realizzazione non è egoica. E’ una realizzazione dell’anima che ti porta a riconnetterti al tuo potere interiore e sentire il bisogno di esplorarlo e metterlo al servizio di qualcosa di più grande dell’ego.

Come per la protagonista di Sliding Doors, quel momento non lo avevo previsto.È accaduto. Una serie di eventi a catena ha fatto tabula rasa nella mia vita, ha interrotto un percorso segnato da anni e mi ha permesso di rinascere tirando fuori una nuova me.

Ovviamente non si è trattato solo di eventi esterni. Una parte di me ha iniziato a ribellarsi all’idea di seguire una strada predeterminata che sentivo stretta. Questa ribellione mi ha portato ad agire in modo diverso dal solito, a prendere decisioni più autentiche e coraggiose, a rischiare di più, a rimettere tutto in discussione.

È stato un percorso difficile, ma l’appagamento e la felicità che ne sono derivati sono incommensurabili. Anche se non posso ricordarlo, li paragonerei al momento in cui ho iniziato a camminare da sola quando non avevo ancora un anno.È stato come scoprire qualcosa di inimmaginabile, mai provato prima, che dopo tanti tentativi e cadute si realizza senza che te lo aspetti.

Il secondo momento di svolta ha permesso che ci fosse il terzo momento di svolta nel 2019, ma non te ne parlo qui per non dilungarmi troppo. Aggiungo solo che quando ho preso consapevolezza del mio potere interiore è stato naturale e al tempo stesso necessario decidere di metterlo al servizio degli altri.


Torniamo al film

Anche alla protagonista del film accade un evento inaspettato (non ti svelo cosa, nel caso tu non abbia mai visto il film). Da quell’evento apparentemente tragico si apre per lei un universo di possibilità che non aveva considerato prima e che le consentono di scoprire sé stessa.

Il messaggio più bello del film è che le due vite raccontate parallelamente – che mostrano come sarebbe andata quando prende la metro e quando la perde – ad un certo punto del film si ricongiungono. E alla fine la protagonista realizza comunque la sua rinascita.

In un caso ha solo ritardato il momento della sua rinascita perché non aveva ancora acquisito la consapevolezza necessaria. Nell’altro caso, invece, le vicissitudini tirano fuori consapevolezze, talenti e risorse che erano sempre state lì, ma che lei vede e integra totalmente solo dopo aver preso coscienza di alcuni aspetti di sé.


Alcune riflessioni tratte dal film e dalla mia esperienza

La conclusione più importante che ho tratto dal film e dalla mia esperienza è che la vita continua a offrirti opportunità di cambiamento – anche se le ignori – finché non comprendi che è arrivato il momento di vedere delle parti di te che non stavi prendendo in considerazione. Nel momento in cui lo fai si aprono davanti a te infinite possibilità. Soprattutto inizi a vedere più chiaramente la tua strada del cuore. E, se non ti fai sopraffare dalla paura, inizi a percorrerla e a farti sorprendere da quello che troverai e da ciò che realizzerai.

Più ti sposti verso ciò che senti risuonare con te (anche se ti fa paura), più la visione si amplia e più riesci a vedere nuove opportunità che la vita ti presenta davanti.

La vita ci accade fino a un certo punto. Poi quando sei più consapevole puoi scegliere come direzionarla con la tua intenzione, ma non dove ti porterà.

Ciò non significa che non puoi fare nulla. Significa che hai bisogno di lasciar andare le aspettative costruite e rigide di risultati prestabiliti e omologati che non ti appartengono veramente. Per farlo è necessario mettere a fuoco un’intenzione e uno scopo che risuona con la tua vera essenza. In questo modo, la vita dispiegherà davanti a te ciò che ti permetterà di realizzare quell’intenzione e così ti sentirai perennemente connessa al suo flusso.

Ricorda che essere sulla strada del cuore non significa che tutto sarà facile e senza sforzo. Ci saranno momenti in cui ti metterai in dubbio, perché emergerà la paura. In quei momenti ricorda che ostacoli e difficoltà, anche se possono sembrarti insormontabili o molto difficili, sono lì per insegnarti qualcosa di te. Non giungere a conclusioni affrettate, non dare troppo peso ai pensieri che mettono in dubbio le tue scelte. Mettiti in ascolto, lascia che la vita e il tuo sé autentico ti mostri la via.

Se ti stai chiedendo “come faccio a sapere se sono sulla strada giusta?” non perderti il post che ho pubblicato su Instagram.

Se questo articolo ha stimolato in te curiosità e riflessioni e vuoi capire come il coaching ti può aiutare a comprendere meglio te stessa, ciò che vuoi e qual è la tua strada del cuore, scrivimi a laura@doloveyourlsef.com oppure prenota una telefonata informativa qui.


Pillola di coaching

Nel viaggio dell’eroe c’è una fase cruciale che viene definita “Chiamata all’azione”. Un momento di svolta viene sempre preceduto da una chiamata all’azione. Qualcosa accade che spinge l’eroe o l’eroina a iniziare il viaggio di trasformazione.

Nel film Sliding Doors il messaggio che chiama la protagonista all’avventura è rappresentato da una catena di eventi o coincidenze (sincronismo) in uno dei casi descritti (quello in cui prende la metro). Nell’altro caso, invece, sebbene la protagonista si trova esposta a segnali che la invitano a iniziare il viaggio, eviterà di rispondere alla chiamata, ignorandoli.

Il rifiuto della chiamata continua finché non sopraggiunge una grave motivazione che alza la posta in gioco (ovvero accade qualcosa che la sconvolge a tal punto da decidere di iniziare il viaggio). L’atteggiamento di rifiuto, da parte dell’eroe/eroina, riflette la legittima paura della persona chiamata a confrontarsi con l’ignoto. Il rischio del rifiuto è quello di produrre conseguenze disastrose, di diventare prigionieri del passato o di un’illusione che allontana dalla realtà.

A questo punto, riformulo meglio la domanda del titolo:

Se fossi la protagonista del film, preferiresti non vedere alcune cose di te che potrebbero ferirti o destabilizzarti? Oppure vorresti vedere le cose come stanno e riconoscere e lasciar andare ciò che non funziona e ti limita nella piena espressione di te stessa?

Se la risposta è la seconda, allora ti invito a richiedere una telefonata informativa gratuita di 30 minuti per valutare di iniziare un percorso di coaching con me.



I commenti sono chiusi.