Storie di Rinascita: Intervista a Filomena Pucci

Dopo aver raccontato la mia storia di Rinascita e quella di Gioia Gottini, in questo articolo voglio condividere la storia di Filomena Pucci, scrittrice e speaker in conferenze e workshop in Italia e all’estero.

Ho conosciuto Filomena per la prima volta durante un incontro di Rete al Femminile a Roma in cui presentava il suo libro “Appassionate”. La sua storia e il suo libro mi hanno coinvolta e ispirata.

Qui condivido l’intervista che le ho fatto qualche mese dopo averla incontrata perché penso possa essere di grande stimolo e ispirazione per tante donne che sentono il bisogno di dare piena espressione alla migliore parte di sé: quella più autentica e creativa.


Com’è iniziato il tuo viaggio di rinascita?

Il viaggio è iniziato per forza. Se fossi rimasta in una situazione comoda sapevo (per quella che ero allora) che non avrei avuto il coraggio, la determinazione, la costanza, la forza per inerpicarmi in una strada tutta in salita. Ho rifiutato a viso duro un lavoro in televisione sapendo di non poter tornare indietro.

In brevissimo tempo, meno di un anno, sono rimasta senza lavoro e senza sogno nel cassetto. Ero nella disperazione completa.

Avevo bisogno di guadagnare, ma rifiutavo qualsiasi cosa che non fosse minimamente attinente con me. Continuavo a scrivere progetti di scrittura, progetti per i giornali, progetti sulle donne, progetti creativi. Il che non è bastato. Ho fatto per molto tempo Airbnb (penso di essere una delle primissime romane nel 2009). Sono uscita da tutte le mie zone di comfort.


Qual è l’emozione che ti ha spinto?

Il tutto è iniziato per forza, spingendomi volutamente dove non volevo andare. Non mi avrebbe convinto nessuno, se non me stessa. Non ci sono potuta andare in una maniera soft. La disperazione mi ha portato a iniziare il viaggio. E anche l’assoluta convinzione che tutto sarebbe andato bene.

Sono stati anni passati sul divano a pensare, anni solitari in cui ho fatto fuori vecchi abitudini e tutto ciò che mi distraeva o mi allontanava da ciò che sentivo risuonare con me. In questo isolamento – dovuto anche al fatto che in quel periodo non stavo guadagnando molto – casa mia è diventata il fulcro.

Avevo ridotto alla cinghia tutto, facevo qualsiasi cosa mi capitasse. Ho tradotto, ho fatto la baby sitter, ho realizzato collane, ho insegnato a fare la ceretta araba, ho fatto un sacco di cose: tutto quello che sapevo fare lo mettevo sul tavolino.

Mi ero detta una cosa: “dovevo smetterla di fare finta, di avere ruoli che non avevano niente a che vedere con le mie solide radici”. Quindi, preferivo andare a fare un corso a casa di qualcuno per insegnargli a fare la ceretta araba (quella miele e limone) che continuare a fare finta andando a lavorare in posti dove non volevo andare.

È stato molto faticoso, ma sono stati anni molto belli.


Quale parte di te ti ha spinto a iniziare questo viaggio?

Dalle mie sfaccettature doveva uscire tutto. In ogni mia caratteristica – anche negativa – ho cercato di trovarci l’aspetto utile. Per esempio io lavoro benissimo all’ultimo momento, scatta l’adrenalina e divento un’altra. Se da una parte è grave perché ho mandato email importanti scritte in 5 minuti con degli errori. Dall’altra parte questa stessa caratteristica mi fa produrre l’impensabile.

In questi lunghi anni ho fatto un profondo viaggio interiore. Ho identificato come ogni parte mi aiuta e in quali situazioni va bene usarla e in quali no. Ho scoperto che sono fortissima. Ho scoperto me stessa. Ho scoperto che va bene tutto quando sei consapevole di come ogni parte e sfaccettatura ti aiuta a tirare fuori il meglio di te.

Ho imparato a perdonarmi ogni santissimo giorno e più volte al giorno. A dirmi non fa niente dai, hai fatto un errore, ma va bene così.

Il traino di avere un lavoro che mi piacesse e che mi permettesse di trovare i soldi per vivere era fondamentale. Ma il lavoro più grande è stato avere compassione per me stessa, per le mie caratteristiche, per la mia storia. Appassionate è stato scritto e creato per me, poi mentre lo scrivevo mi sono resa conto che poteva interessare a tante altre donne come me.


Quali ostacoli e prove hai dovuto superare per arrivare a scrivere Appassionate?

Le idee per essere sostenute hanno bisogno di svariati supporti. L’idea stessa di Appassionate è imparare a sostenere un’idea dell’anima.

Perché un’idea diventi realtà bisogna saperla incubare, sostenere, aggiornare a seconda delle condizioni della realtà che ti circonda. La prova era imparare tutto questo.

Per anni ho portato avanti Appassionate con l’obiettivo di avere un’entrata fissa. Poi, ad un certo punto, ho capito che quell’idea andava sostenuta nella maniera in cui quell’idea specifica va sostenuta. Dovevo entrarci dentro, sceglierla definitivamente e quindi assumermene le responsabilità.

Ho scelto di non accettare determinati compromessi e di gestire l’inquietudine di quando non ti arriva lo stipendio a fine mese.

Tutti questi ostacoli erano lì per insegnarmi a vivere a modo mio. Mi hanno fatto capire che non era sbagliato voler vivere alla mia maniera, era sbagliato non sostenerlo nel modo adeguato.

Se l’idea è tua e parla di te, allora probabilmente in te ci sono anche i modi per sostenerla che non sono per niente come quelli degli altri.

E così ho deciso di fare il crowdfunding per finanziare il mio progetto di scrivere un libro che parlava di donne: una delle cose più difficile nel viaggio di scrittura di Appassionate perché significava una presa di responsabilità pubblica. Non c’era più nessuno che garantisse per me: un produttore, una rete… Ero io a dire che stavo facendo quella cosa perché lo avevo deciso io. È stata una grande presa di responsabilità nei confronti del mio progetto.


Cosa hai provato quando hai raggiunto il tuo primo traguardo?

Ricordo perfettamente, era gennaio 2014, avevo raggiunto i soldi che volevo, anzi anche più di quelli previsti. Ogni versamento ricevuto è stato come un balsamo per il cuore. Mi ha ripagata di tutta la fatica fatta e delle difficoltà superate nonostante la paura di fallire.

Ho provato gratitudine, appagamento, felicità che non era data solo dal mio agire. Erano gli altri che avevano fatto delle cose. Non chiedevo più perché avevo bisogno, ma chiedevo perché davo qualcosa: un immaginario, una prospettiva, la possibilità di ricevere il libro, entusiasmo. Erano le mie radici che fiorivano.


Cosa ti ha aiutato? Quali sono stati i tuoi alleati?

3 donne meravigliose mi hanno aiutato e accompagnato in questo viaggio dello spirito. Tra queste Clarissa Pinkola Estés che ha scritto “Donne che corrono con i lupi”: libro che ho letto tutte le sere per 4 anni.

Un altro alleato fondamentale è stata la vita con i sui miracoli continui.

Agli occhi di tutti sono stati anni drammatici.

Avevo l’impressione di spostare un transatlantico che stava andando in una direzione e lo dovevo mettere in un’altra direzione che era la mia vita. Sono stati anni di ina mobilità. Poi quando ti metti nella direzione giusta, accadono cose inimmaginabili.

Per scrivere il libro avevo bisogno di trovare le donne felici del mondo, che era ciò che stavo cercando anche per me. E le ho trovate: le incontravo, leggevo articoli su di loro, mi chiamavano per dirmi guarda devi conoscere questa persona…

È stato un susseguirsi di coincidenze che per me erano conferme che stavo sulla strada giusta. A un certo punto mi svegliavo e mi chiedevo: “che succederà di bello oggi?”.


Qual è stato il cambio di percezione più significativo in questo viaggio?

Ho cominciato a sentire finalmente la felicità. Per tanti anni ho spostato trolley pieni di copie di libri. Li portavo in treno, in macchina, in bicicletta, in aereo, bla bla car, le facevo portare dagli amici e poi li raggiungevo in bicicletta. Ho fatto delle fatiche. Ho presentato dei libri in una casa, in un castello, nelle aziende. Ho veramente faticato tantissimo. Eppure tornavo a casa contenta. Da una parte avevo soldi e dall’altra avevo questo sentimento di potermi sostenere da sola.

Sono passata dall’aver paura all’essere più sicura. Ho imparato a gestire la fiducia che riponevo nella vita.

La fiducia nella vita ha bisogno di consapevolezza di dove vuoi andare e va accompagnata da azioni radicali. Io quelle azioni le ho fatte e sono andata avanti superando tutti gli ostacoli, trovando sempre soluzioni o cambi di rotta che funzionassero.

Così è arrivato il primo e-book. E poi con i primi guadagni ho iniziato a stampare il libro.

Se ti sintonizzi sulla realtà che confà a te, la produci da dentro pur restando aperta a farti stupire. È consolatorio immaginarsi la propria vita come atto creativo. Ci dà potere.


Quando è stato il momento esatto in cui ti sei sentita rinata?

Sono rinata quando ho smesso di lottare con la vita.

Sono rinata quando ho accettato me stessa e ciò che la vita mi offriva. Quando ho detto: “vado bene e va bene tutto ciò che la vita mi offre”.

Per me Rinascita significa iniziare a vivere a modo mio. Fino a quel momento il mio modus operandi era “te la devi faticare” e avevo sempre la sensazione che dovesse arrivare qualcosa di spiacevole. Mi dicevo: “È andata bene, quindi vedrai che domani andrà male.”

Poi ho iniziato a dirmi “Non me la voglio faticare e voglio stare bene”.


Qual è stato l’insegnamento più importante?

Prima ero convinta che si dovesse arrivare ad un punto e poi da quel momento in poi essere felici.

Poi ho iniziato a vivere alla mia maniera, sostenendo la mia maniera, i miei modi, sospendendoli quando necessario e utile, continuando ad alimentari i miei piaceri e passioni. Ho imparato a vivere, o meglio ho iniziato a vivere.


In quale progetto si è tradotto questo viaggio di rinascita?

Il mio cambiamento ha trovato massima espressione nella scrittura e stampa del mio libro “Appassionate”. E poi nel lancio del mio blog e nel mio attuale lavoro che mi porta a fare speech, workshop e webinar su temi come la fiducia, la relazione, l’ispirazione.


Qual è la tua missione? L’impronta che vuoi lasciare di te al mondo?

Il messaggio che vorrei portare anche nelle scuole è: “si può fare – qualsiasi cosa essa sia – perché tu lo puoi fare, perché tu vai bene, perché sei nato per farlo, perché se sei qua è per stare bene anche facendo le cose che ti fanno stare bene.”

Come gli alberi fanno gli alberi, così ognuno di noi devo fare ciò che sente l’urgenza di fare. In primis perché è urgente per te, e poi perché se fai qualcosa che ti piace la fai fatta bene.


Qual è la tua visione? Come vedi il tuo futuro?

Vorrei un mondo dove si possa fare di più di ciò che ci piace fare e lavorare di meno.


Qual è il tuo motto personale o mantra?

Vai bene così.


Quale risorse sono state utili per te durante il tuo viaggio di rinascita?

Il libro “Donne che corrono con i lupi”.

E poi…Agire è la principale risorsa: trasformare il pensiero in azione porta soddisfazione ed evoluzione. Il fare è l’unico modo per vedere quello che c’è dietro il nostro pensiero. I nostri pensieri si trasformano mentre facciamo le cose. Nel fare ci definiamo. Il fare lascia una testimonianza, ti fa conoscere a te stess*. Più ti conosci e più evolvi.

Occorre passare per il fare per capirci qualcosa con un dialogo interiore di compassione, non giudicante, obiettivo. Ma non un fare isterico e neanche bloccarsi non sentendosi mai pronti. Fare e continuare a guardarsi. E ricordarsi di prendere degli spazi di riposo se ne sentiamo il bisogno.


Cosa consiglieresti di iniziare a fare a chi si sente bloccato?

Capire cosa ti piace fare, perché quello che ti piace fare è quello che sai fare meglio.

Quando c’è un sentimento di insoddisfazione, di rabbia, di inadeguatezza, di ingiustizia, di scomodità nei confronti della vita, quel sentimento va indagato perché probabilmente sei pronta/o per fare un altro pezzettino. Anche solo leggere un libro e sottolinearlo perché ti ispira. Oppure farne una sintesi e raccontarlo ai colleghi d’ufficio.

Non per forza dobbiamo buttare tutto dalla finestra e ricominciare. Molto spesso si associa la rinascita alla morte. Ma non sempre è così.

Questa insoddisfazione può avere soddisfazioni anche modeste, non sempre c’è una rivoluzione da fare. Ascoltare noi stessi è il primo passo fondamentale.


Se dovessi pensare a una parola che più rappresenta il tuo viaggio? Quale parola ti risuona di più?

Innamorarsi della vita, volersi bene.

È indubbio che nel mio viaggio sono passata per una morte interiore e fatiche importantissime che molti rifiutano. Quindi si può parlare anche di rinascita.


Torniamo al presente

Immagina di incontrare “Immaginazione” a colazione mentre sta pensando a tutte le cose pazze che vorrebbe fare, e anche tu non vedi l’ora di condividere le tue? Quali sono?

Vedere le balene, un viaggio subacqueo, dormire su una sequoia, camminare nei boschi, organizzare un corso di pasta per i francesi.

Sei a cena con “Azione ispirata e creativa” che ad un certo punto ti chiede “qual è il tuo segreto che ti ha permesso di realizzare concretamente il tuo sogno/progetto di rinascita?”

Agire con creatività connessa a chi sono, a cosa mi fa stare profondamente bene. Lavorare sulla consapevolezza interiore e il prendermi cura di me, nutrendomi con piccole azioni quotidiane. Tutto questo mi ha permesso di raccontare il mio punto di vista unico in modo originale.

Sei a pranzo con “Consapevolezza” e ti sta parlando dei suoi tanti sé, e poi ad un certo punto ti chiede parlami dei tuoi. Cosa gli rispondi?

Conosco alcune delle mie parti dominanti e altre che ho bisogno di far emergere per bilanciare le mie parti dominanti. Sento quando sono tesa, impaurita, distratta e cerco di comprendere da dove arriva, perché mi sento così, cosa posso fare senza farmi travolgere. L’ascolto è essenziale per riuscire a fare tutto questo.


Per concludere

Questo è il video in cui racconto in 3 minuti la storia di Filomena.

Puoi vedere il video anche su Instagram.

Se vuoi saperne di più su Filomena e i suoi bellissimi progetti, visita i suoi profili social e il sito:

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Sito web di Appassionate

Nei prossimi mesi pubblicherò tante   storie di rinascita di donne  che come Filomena hanno scelto di essere felici esprimendo la loro  autenticità  e mettendo i loro talenti al servizio degli altri.

Se anche tu vuoi raccontare la tua storia di cambiamento, scrivimi a: laura@doloveyourself.com.

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