Miss Perfezione e i suoi 5 comportamenti depotenzianti

Noi donne abbiamo questo deficit di ascolto: mettiamo i bisogni degli altri prima dei nostri, con tutti i comportamenti depotenzianti che ne conseguono:

  1. Dire troppi sì
  2. Non esprimere le emozioni
  3. Tendere alla perfezione
  4. Non chiedere aiuto e spesso non riconoscerne il bisogno
  5. Sovraccaricarsi di troppe cose da fare

Tutti nemici di uno stile di vita equilibrato e sano.

I perché possono essere tanti e tutti rappresentano validissime ragioni ad una prima analisi superficiale. Un po’ dipende anche – a mio avviso – dal carico emotivo di generazioni e generazioni di donne che tramandiamo quasi inconsapevolmente e che non sempre siamo riuscite a lasciar andare. Non aprirò discorsi su questioni sociali o di genere perché non è questa la ragione per cui ho deciso di scrivere questo articolo.

La ragione principale è che voglio condividere la mia esperienza e dare degli spunti di riflessione che possono aiutare a riconoscere e uscire dalle trappole che ci bloccano e ci impediscono di vivere una vita più appagante e serena.


Qual è il vantaggio di adottare questi comportamenti?

Sebbene le risposte alla mia domanda potrebbero essere tante e le più svariare, sono convinta che la risposta vera sia:

“Non c’è alcun vantaggio reale per il nostro benessere nell’adottare i comportamenti indicati sopra”.

Per questo motivo, ho messo a fuoco degli indicatori per riconoscere quando queste trappole si insinuano nella nostra vita e ho pensato a delle azioni concrete per uscirne.


Dire troppi sì

Come riconosci questa trappola: quando inizi a provare stanchezza mentale, rabbia, fastidio più verso te stessa che verso le persone a cui non hai detto di no. E magari te la prendi anche con persone a te vicine che non centrano nulla.

Come la gestisci: iniziando a portare la consapevolezza su tutti i sì che avresti voluto fossero dei no.

Ti invito a fare un’analisi macro di tutti i sì che hai detto nella vita e che hanno avuto un impatto negativo su di te. Riconosci se ci sono delle aree (relazioni, lavoro, persone…) o delle richieste per cui non hai saputo dire di no che si ripetono. Pensa a come avresti voluto gestire quelle situazioni, cosa avresti potuto dire o fare per sentirti bene.

Poi sposta il focus sulla quotidianità e passa in rassegna ogni giornata osservando quando dici un sì che invece è un no. Osservati per un periodo di tempo che può variare da una settimana a un mese. Quando senti di aver raccolto abbastanza informazioni, riconosci quali sono i no che non riesci a dire e fissa l’intenzione di dire no la prossima volta che accade una situazione identica o simile. Fallo diventare un allenamento.

Osserva quali sono i pensieri che arrivano quando stai per dire l’ennesimo sì e sostituisci quei pensieri con altri che invece ti aiutano a dire di no. Potrebbe insinuarsi il senso di colpa o delle sensazioni che non ti fanno sentire bene con te stessa, riconoscile e lasciale andare. Focalizzati sull’intenzione e su come vuoi sentirti: le emozioni che vuoi provare imparando a dire di no.


Non esprimere le emozioni

Questa è una difficoltà molto diffusa non solo nell’universo femminile, ma anche in quello maschile. Mi soffermerò anche qui sulla mia esperienza diretta e indiretta.

Come riconosci questa trappola: dal senso di soffocamento, disagio, sofferenza, peso interiore, apatia che proviamo. È come se il nostro sé fosse intrappolato da qualche parte e la chiave per uscire fosse finita in un pozzo profondo senza fine. Ma la realtà è che basterebbe iniziare a tirar fuori ciò che sentiamo per liberarlo. Come? Per esempio parlando con qualcuno che conosce le emozioni e che può aiutarti a entrare in contatto con loro. Oppure iniziando a scrivere su un quaderno ciò che provi (sapendo che nessuno lo leggerà) come punto di partenza.

L’universo delle emozioni è molto ricco e affascinante quando iniziamo a guardarlo per quello che è: un universo di informazioni tutte utilissime alla nostra espressione, crescita e realizzazione personale. Le emozioni sono come i colori: ci sono emozioni primarie e ci sono poi tante tonalità e sfumature che sono personali e meno facilmente riconoscibili perché le frequentiamo poco.

Le emozioni sono i guardiani del nostro benessere.

Come la gestisci: mettendoti in ascolto delle tue emozioni, imparando a conoscerle, dandogli un nome ogni volta che emergono, accogliendole, iniziando un dialogo con esse, imparando a comprendere perché arrivano e cosa voglio comunicarti di utile per la tua vita. E poi lasciandole andare (perché tutto fluisce). Non ci sono emozioni negative o positive. Si può dire che un’emozione può diventare “negativa” se non la comprendiamo, non la accogliamo, non la ascoltiamo o ancora peggio la ignoriamo per lungo tempo. Tutte le emozioni sono amiche: sono preziosissime informazioni che aiutano a orientare le nostre scelte consapevolmente.


Tendere alla perfezione

Questa è la mia trappola preferita (lo dico in tono ironico, perché è stata forse la trappola più complessa da cui uscire).

Come la riconosci: Miss Perfezione è una compagnetta fedele che si installa dentro di noi e ha sempre qualcosa da ridire o bacchettare: “avresti potuto fare meglio, tutti si aspettano che…, non puoi deludere…” sono solo alcune delle frasi che ripete nella nostra mente. Ama profondamente il giudizio che distribuisce generosamente a tutti con una velocità stupefacente senza risparmiare sé stessa neanche un secondo. E poi ha un amico inseparabile “Paragone” per alzare sempre più in alto l’asticella delle aspettative.

Insomma spero di aver reso l’idea.

Theodore Roosevelt diceva “Il paragone è il ladro della gioia” perché ci sarà sempre qualcun altro che sarà più “qualcosa” di te.

Come la gestisci: lei è la comandante in capo di tutte le altre trappole elencate sopra, quindi sarà difficile da sradicare, ma non impossibile. Te lo dice una perfezionista incallita (che ancora oggi si impegna a tenere a bada questa parte di sé). La prima cosa è riconoscere questa parte in te, osservare quando arriva, cosa ti dice e come ti senti. Mettere bene a fuoco quali sono i pensieri che ti ripete senza tregua fino al punto che ti sei convinta della loro veridicità.

Dopodiché l’impegno che hai bisogno di prendere con te stessa è quello di mostrare a te stessa che quei pensieri non sono reali attuando delle azioni consapevoli. Se la te perfetta ti sta impedendo di portare a termine un compito, esplorare un’area nuova che ti piace, aprirti a nuove opportunità, uscire da una situazione o una relazione che non risuona con te e più in generale vivere la vita che vorresti ed essere completamente te stessa, è necessario iniziare ad attuare piccole azioni quotidiane di audacia: ovvero azioni che ti portano a uscire dalla tua zona di comfort dove tieni tutto sotto controllo.

Nel post di Instagram di cui ti allego l’immagine qui sotto, ho elencato alcuni esempi di azioni audaci. Clicca sull’immagine per visualizzare il post completo.


Non chiedere aiuto

Come riconosci questa trappola: semplice, non c’è mai una volta che hai chiesto aiuto, hai sempre fatto tutto da sola e pensi che chiedere aiuto sia segno di debolezza. Come scusa ti dici “non voglio dar fastidio a qualcun altro con i miei problemi”, “nessuno capirebbe, solo io posso farlo”. C’è anche un senso di vergogna che emerge all’idea di dover chiedere aiuto, quasi dover ammettere “non sono in grado, non riesco, non sono quello che pensi che io sia…”

Come la gestisci:

  • accogliendo la tua vulnerabilità, perché non è debolezza nel senso che le attribuisci, ma è bellezza: la bellezza della spontaneità, dell’amarti nonostante tutto, del permettere a un’altra persona di empatizzare con te e conoscerti più a fondo, dello spogliarti delle maschere e dei modelli ed essere ciò che sei “bella nella tua imperfezione”. Accogliendola e mostrandola permetti a chi ti è vicino di conoscerti e accogliere – a sua volta – la sua vulnerabilità creando così delle relazioni vere, sincere e solide.
  • essendo aperta anche alla possibilità di non essere compresa fino in fondo. Questo rischio puoi correrlo se sei tu la migliore amica di te stessa!

Sobbarcarsi di troppe cose da fare

Lo chiamano “Multitasking” e noi donne ne andiamo molto fiere. Con il mio compagno spesso ci scherzo su: ad esempio quando mi ritrovo in cucina con 3 padelle sul fornello, una teglia in forno e l’acqua che scorre sulle verdure da lavare. Sicuramente siamo abili nel fare più cose insieme, ma non sempre questo è un bene. In alcuni lavori è una skill fondamentale (ad esempio se sei una responsabile di eventi o una responsabile o manager più in generale). Anche nella gestione della casa lo è, ma esiste un limite.

Come riconosci questa trappola: il limite lo riconosci quando il livello di cortisolo sale e cominci a sentirti stressata, sovraccarica, i battiti del cuore aumentano, ti senti stanca, diventi un po’ irascibile e intollerante. Insomma tutti segnali di un imminente crollo con tutte le conseguenze che può portare interiormente e all’esterno.

Come la gestisci: creando delle routine consapevoli e sane in cui inizi a mettere dei paletti e a dare la precedenza al tuo stare bene. In una newsletter di qualche settimana fa, ho inviato agli iscritti un pratico pdf con 10 passaggi da seguire per creare la propria giornata consapevole. Se ti interessa riceverlo, scrivimi.


Per concludere

Se riconosci uno o più di questi comportamenti in te e vuoi comprendere come il coaching può aiutarti a uscire da queste trappole per vivere una vita più appagante e serena, prenota una telefonata informativa gratuita di 30 minuti qui.

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