L’Alfabeto del Coaching: A
Maggio 18, 2021 / adminlauraHo pensato di raccontarti il coaching usando l’alfabeto, perché penso possa essere un modo diretto, divertente e chiaro per trasmettere ciò che caratterizza questo ambito.
Regolarmente pubblicherò un articolo dedicandolo a una lettera dell’alfabeto e alle parole più significative che iniziano con ogni lettera per descrivere – ogni volta – uno o più aspetti fondamentali del coaching.
Il presupposto da cui parto è che nel coaching, ogni parola ha un significato che può essere diverso da persona a persona. E’ importante comprendere il significato e le immagini che associamo ad ogni parola per prendere consapevolezza di come le parole che usiamo e il significato che gli attribuiamo hanno un impatto sulla nostra realtà.
Partiamo dalla lettera A
Il mio progetto di coaching “DoLoveYourself” è nato quando ho messo insieme – come nella costruzione di un puzzle – alcuni pezzetti importanti del mio percorso di crescita personale.
Ho identificato 3 pilastri che hanno reso possibile la mia trasformazione autentica, ovvero il processo di cambiamento che mi ha portato a creare una vita appagante e serena: una vita allineata ai miei valori, talenti, visione e scopo.
È stato un processo durato anni, ma che, poi – guardando indietro – ho potuto facilmente riassumere con l’allineamento di questi 3 pilastri:
- Azione
- Amore
- Autoconsapevolezza
Le ho chiamate le 3 A della trasformazione autentica che sono alla base del mio approccio di coach e del mio approccio più generale alla vita.
L’altro aspetto che voglio sottolineare è che questi 3 pilastri sono elencati e inseriti nel nome del mio progetto “DoLoveYourself” nell’ordine esatto in cui si sono susseguiti nel mio percorso di crescita e trasformazione. E ho riscontrato che questo si verifica anche in molti altri percorsi di crescita e trasformazione personale.
L’azione: il fare consapevole (1° Pilastro)
L’azione, ovvero il fare è il primo passaggio importante in un percorso di crescita perché attraverso il fare possiamo sperimentare, sbagliare, migliorarci e apprendere.
Come ha detto Giulia Amoruso nell’intervista che le ho fatto qualche settimana fa, uno degli insegnamenti più grandi del suo viaggio di rinascita è stato:
“Bisogna sbagliare tanto e in fretta.”.
Il fare va bene nella misura in cui è un fare consapevole, ovvero: abbiamo chiaro il perché lo stiamo facendo e quel perché ci va bene ed è allineato a chi siamo, ai nostri valori, scopo, visione.
Uno dei limiti principali del fare nella società odierna è che, molto presto, ci abituiamo a identificare il nostro essere con il fare e quindi quando ci chiedono “chi sei?”, molto probabilmente la nostra risposta sarà “Sono un insegnante, sono un manager ecc.”
Ma noi siamo a prescindere da ciò che facciamo.
Fin da bambini, la società ci abitua a entrare nell’abitudine di fare, fare, fare e quindi l’azione è il mezzo con cui facciamo esperienza di noi stessi e del mondo. Anche nel coaching l’azione è un aspetto cruciale, perché è il mezzo che ci consente di applicare e vedere i frutti di ciò che si apprende durante il percorso.
La differenza però tra il fare, fare, fare fine a sé stesso e l’azione nel coaching è che, spesso, nel primo caso non è chiaro il perché, il fine. Più spesso è chiaro il risultato come ad esempio: guadagnare, avere successo, fare una famiglia, laurearsi, ecc.
Posso facilmente applicare quanto appena detto alla prima parte della mia vita in cui tutto era focalizzato sul fare:
- studiare
- andare a scuola
- superare la maturità
- laurearsi
- trovare lavoro
- fare carriera
- comprare casa
- ecc.
E credo che questo si applichi anche alle vite di tante altre persone. Non c’è nulla di sbagliato nel fare, ma il rischio è che ci si perda, disperdendo focus ed energie fino ad arrivare a un punto in cui sentiamo di aver perso il senso di quello che stiamo facendo.
Nel coaching, prima di agire, si lavora molto sull’essere per mettere a fuoco aspetti fondamentali che guidano qualsiasi azione, che definisco “azione creativa ed ispirata” per distinguerla dal fare, fare, fare che non è ispirato da ciò che risuona e sentiamo essere profondamente vero per noi.
Potrei spiegare questo anche con ciò che nel coaching viene definito “Triple Loop Learning”. Il coaching adotta strumenti che mirano a stimolare un apprendimento di 3° livello che agisce ad un livello profondo dell’essere. In altre parole, il coaching aiuta la persona a cambiare la percezione che ha di sé. Questo determina un cambiamento nel suo modo di pensare e nelle azioni che sceglie di intraprendere. Quando ciò accade, si verifica una trasformazione dall’interno che permette alla persona che si rivolge al coach di creare possibilità per sé stessa che prima non aveva considerato.
L’amore: accogliere tutte le parti del sé (2° Pilastro)
Nella mia esperienza personale, mi sono resa conto – ad un certo punto – che nel fare, fare, fare mancava qualcosa. Mi ero persa per strada un’altra parte fondamentale di me: la mia essenza, la mia parte autentica e creativa.
In quel momento il secondo pilastro è entrato in gioco. Ho iniziato a comprendere che prima di tutto era importante imparare ad amarsi integrando tutte le parti di me. Solo così ho imparato ad amare tutto il resto e a connettermi con il mio sé consapevole di tutte le sue potenzialità.
Ho deciso di dare finalmente ascolto e spazio a parti di me che non avevo considerato. Ho creato armonia tra tutte queste parti, ho scoperto potenzialità che non pensavo di avere, ho guardato in faccia le mie zone d’ombra (invece di ignorarle come se non ci fossero), ho perdonato la mia ombra, la mia parte adulta ha abbracciato la mia parte bambina rassicurandola, ecc.
L’auto-consapevolezza: il nostro sé completo (3° Pilastro)
Il terzo pilastro ha sempre fatto parte della mia vita, anche se per un periodo non ne sono stata completamente consapevole. L’autoconsapevolezza è connessa al nostro sé più alto ed è quindi dentro ciascuno di noi.
Per attivarla ed espanderla, abbiamo bisogno di porci come testimoni esterni della nostra vita. Il coaching è uno degli strumenti più potenti attraverso cui acquisire la capacità di espandere la propria consapevolezza. Ti aiuta a capire come attivarla ed espanderla e a lavorarci su ogni giorno con presenza, perserveranza, gratitudine, compassione e amore.
Come il bambino impara a camminare, un passo alla volta, ogni giorno fin quando non diventa naturale. Così il coachee impara ad osservarsi come uno spettatore esterno della sua vita con l’aiuto del coach che fa da specchio, restituendo ciò che gli arriva e offrendo esercizi e sfide di approfondimento per imparare ad accrescere la propria consapevolezza in autonomia.
Per concludere
In questo video mi sono divertita a raccontare i 3 ingredienti necessari per iniziare un percorsi di coaching.
Se ti interessa valutare la possibilità di iniziare un percorso di coaching, puoi prenotare una telefonata informativa gratuita di 30 minuti qui.
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