Cerca dentro di te e troverai un tesoro

Chi lavora con me sa che come coach amo usare strumenti diversi per stimolare i miei clienti a conoscersi meglio, acquisire una maggiore consapevolezza e tirar fuori il meglio di sé.

Essendo una persona curiosa che trae piacere dallo studio e dall’approfondimento di temi come la crescita personale, la creatività, la leadership, i talenti, la meditazione, lo yoga, l’intuizione, le neuroscienze, l’epigenetica, la numerologia – e potrei continuare ancora per molto – mi sono avvicinata anche al mondo degli archetipi quasi all’inizio del mio percorso da coach.


Cosa sono gli archetipi

Gli archetipi sono presenti nelle leggende, nei miti, nelle fiabe, nei sogni, nelle religioni, nelle arti e sono comuni a tutti i popoli della terra. Già Platone parlò di forme come modelli ideali preesistenti che non cambiano nel tempo. Anche altri filosofi come Nietzsche ne rilevarono la presenza. Fu però lo psicologo Carl Gustav Jung nel 20° secolo il primo a diffondere questo concetto nella coscienza moderna e a parlare della presenza di figure archetipiche nell’inconscio collettivo: ovvero modelli di relazione e personalità che costituiscono l’eredità condivisa del genere umano.

Lo stesso Jung ha dichiarato di aver tratto il termine da fonti classiche: Cicerone, Plinio, Agostino, ecc. L’aspetto interessante è che gli archetipi sono immagini e simboli universali che popolano l’inconscio collettivo e sono, quindi, comuni a tutte le culture. Sebbene risalgano a migliaia di anni fa – alle origini del pensiero umano –  sono ancora attuali e ci offrono una preziosa lettura dell’essere umano.

Essi rappresentano dei modelli di comportamento e dei modi di essere che esprimono aspetti della personalità. Ogni stadio della vita, ogni passaggio cruciale, è scandito dall’attivazione di precisi archetipi e ogni archetipo ha precise caratteristiche ed è collegato a specifiche aree di sviluppo, emozioni, impulsi, azioni.

Come tutti i concetti, è caratterizzato da una dualità. Ovvero ogni archetipo è collegato sia ad aspetti positivi sia ad aspetti negativi della personalità. Dipende da noi acquisire consapevolezza di quali archetipi dominano il nostro presente e quali sono mancanti. Ed è anche importante comprendere quali aspetti positivi di ogni archetipo abbiamo bisogno di integrare/mantenere e quali invece trasformare/risolvere perché ci stanno ostacolando nel vivere una vita magnifica e appagante.


I 12 archetipi di Jung

Qui ho elencato i principali 12 archetipi della personalità identificati da Carl Gustav Jung. A fianco ad ogni archetipo ho indicato la qualità – l’aspetto positivo che lo caratterizza – e il traguardo che ogni archetipo ci consente di raggiungere.

Tutti gli archetipi sono potenzialmente dentro di noi e sicuramente durante la nostra esistenza avremo a che fare con ognuno di loro. Solitamente però si ha un particolare rapporto con due o tre di essi che risultano dominanti in noi.


Perché uso gli archetipi nel coaching?

Mi aiutano a stimolare i clienti con una lettura più approfondita della realtà. La loro descrizione e le immagini ad essi associati li distacca dalla realtà a cui sono abituati e li porta in una dimensione nuova in cui si osservano da una prospettiva più ricca e profonda come se fossero testimoni esterni di sé stessi.

Comprendere quali archetipi sono dominanti nel nostro presente ci aiuta a cogliere nel profondo i nostri bisogni e anche le nostre zone ombre e a capire come questi archetipi possono aiutarci nella realizzazione di ciò che desideriamo.


L’archetipo del cercatore

Qui ti voglio parlare del cercatore.

L’archetipo del Cercatore è la parte della nostra personalità che mette in discussione il conosciuto. Quella che ama la libertà e la conoscenza. È il viaggiatore dentro di noi, il nemico delle costrizioni e dell’abitudine.

Esso è mosso dalla curiosità ed è costantemente rivolto verso l’alto, verso la verità, l’idealismo, i misteri e l’assoluto, in quanto cercatore interiore.

Si attiva sotto forma di un’inspiegabile  insofferenza  o insoddisfazione verso il conosciuto, il solito, l’ordinario, alimentata da un desiderio di qualcosa di nuovo. È lo  spirito della ricerca che ci scuote quando cominciamo a chiederci: La mia vita mi risuona nel profondo? C’è qualcos’altro di me che non sto considerando? È questa la vita che desidero? Qual è il mio scopo?”

Il cercatore è collegato all’aspirazione verso qualcosa che ci trascende e si attiva per permetterci di comprendere chi siamo veramente.


Zone d’ombra

Come tutti gli archetipi ha anche delle zone d’ombra se non viene ascoltato o viene frainteso.

Può condurci verso una ricerca senza fine quando scatta in noi una fame incessante di sapere, conoscenza, crescita e cambiamento. Per questo ci immergiamo in tante cose – una dietro l’altra – senza neanche darci il tempo di assimilare e apprendere fino in fondo quanto studiato. Confondiamo il continuo fare per ricerca interiore. In realtà stiamo cercando di placare le nostre ansie per la paura di andare più in profondità.

L’altro pericolo è quello di perdere la misura di ciò che stiamo facendo. Ci sovraccarichiamo nel tentativo di realizzare ciò che pensiamo ci migliorerà e perdiamo il contatto con le necessità del nostro corpo, della nostra mente e delle altre parti di noi che hanno bisogno di essere nutrite per stare bene.

Un’altra zona d’ombra è rappresentata dalla presunzione che ci porta a sentirci superiori a chi non sembra seguire lo stesso percorso di crescita.


Cosa ci rivela il cercatore

Se ti ritrovi nella descrizione dell’archetipo del cercatore che aspira a conoscere meglio sé stesso significa che senti il bisogno di attivare una ricerca di te più profonda. Ed è importante soddisfare questo bisogno senza cadere nelle sue zone d’ombra che ti allontanerebbero dal tuo scopo ultimo.

Un’altra lettura interessante degli archetipi è che ogni archetipo rappresenta una fase della vita e un traguardo specifico. In particolare, il cercatore si colloca nella fase in cui arriviamo a costruire il nostro senso di identità grazie all’integrazione tra due archetipi: cercatore e amante. Ciò avviene rispondendo alle domande: Chi sono? Cosa voglio? Qual è il mio scopo? E quando riconosciamo che siamo ciò che amiamo e amiamo ciò che siamo.

Il nostro compito ultimo è integrare nel corso della nostra vita tutti gli aspetti positivi degli archetipi e risolvere quelli negativi per arrivare a vivere una vita piena, appagante e felice.


Qual è la ricerca che conta

Per spiegare la ricerca interiore che vale la pena fare, ho pensato di condividerti questo passo tratto dal libro “Un Corso in Miracoli”:

“Cerca e troverai” non significa che devi cercare ciecamente e disperatamente qualcosa che non puoi riconoscere. Un cercare significativo è intrapreso consciamente, consciamente organizzato e consciamente diretto. L’obiettivo deve essere formulato chiaramente ed essere tenuto a mente. Imparare e voler imparare sono inseparabili. Impari meglio quando credi che ciò che stai cercando di imparare ha un valore per te….Occupare la mente con problemi fatti apposta per essere insolubili è uno strumento prediletto dell’ego per impedire il processo di apprendimento. In tutte queste tattiche diversive, la domanda che non viene mai posta da chi le persegue è: “A quale scopo?” Questa è la domanda che tu devi imparare a fare riguardo a qualunque cosa. “Qual è lo scopo?” Qualunque esso sia, dirigerà i tuoi sforzi automaticamente.


Per concludere

Se senti che il cercatore è uno degli archetipi dominanti nella tua vita in questo momento, scrivimi per fissare una telefonata informativa di 30 minuti per capire come il coaching può aiutarti in questa fase, oppure prenotala qui.

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